Edera

L’edera è pianta rampicante sempreverde, con lunghi fusti legnosi e tortuosi, capaci di arrampicarsi ovunque. Ha foglie coriacee e persistenti e piccoli fiori verdastri raccolti in ombrelli semplici; i suoi frutti sono delle bacche globose, nere a raggiunta maturità.

L’edera è una pianta comune in Italia, in Europa e nell’Africa settentrionale; la troviamo sui vecchi muri, sugli alberi e ovunque ci sia un sostegno sul quale riesce ad arrampicarsi.

Era conosciuta fin dall’antichità e considerata, come la vite, l’em­blema dei poeti e dell’immortalità.

Le sue virtù erano già note secoli fa: Dioscoride, un medico greco che visse nel primo secolo dopo Cristo, usava i suoi fiori ‑ macerati nel vino ‑ contro la dissenteria.

In fitoterapia si usano le foglie, la cui raccolta viene effettuata tutto l’anno anche se il periodo più adatto è quello che va da giugno ad agosto.

Esse contengono molti principi attivi, fra cui l’ederina, la saponina, il tannino, l’acido ederico, la colesterina, l’acido formico e malico.

L’edera è un antinfiammatorio che svolge la sua azione in particolare nelle affezioni dell’apparato respiratorio.
Coadiuvante quindi nei casi di faringite, tosse, raffreddore, influenza.

Le foglie dell’edera sono utili anche nella cura delle nevralgie, nelle forme reumatiche e nella gotta e vengono utilizzate anche nel caso di mestruazioni  insufficienti.

Usi e dosi

  • Mettere una manciata di foglie fresche o secche triturate in mezzo litro d’acqua bollente per circa un quarto d’ora;  filtrare e bere 3‑4 bicchieri al giorno.

  • Tintura vinosa: far macerare una manciata di foglie in un litro di vino bianco per 10 giorni; bere tre bicchierini durante la giornata.

Nel caso di nevralgie, lombaggini e sciatica l’edera viene usata per applicazioni esterne.

  • Prendere una manciata di foglie cotte per dieci minuti in mezzo litro di aceto e applicare il tutto sulle parti dolenti.

  • Decotto concentrato: far bollire per mezz’ora due manciate di foglie fresche in un litro d’acqua, filtrare e fare lavaggi sul cuoio capelluto; serve per annerire i capelli. E anche per ravvivare i colori delle stoffe nere.

Avvertenza: tutta la pianta è piuttosto tossica, perciò si deve usare con molta cautela

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