Ippocastano

 L’ippocastano è un albero dal portamento maestoso, originario dell’Asia e introdotto in Europa verso il 1500, coltivato oggi come pianta ornamentale nei giardini, nei parchi, lungo i viali, vicino a chiese e monumenti.

La pianta può raggiungere anche i 30 metri di altezza e la sua fioritura avviene in primavera.

La sua corteccia è scura e screpolata, la sua chioma rotondeggiante e fitta, i rami possenti. I fiori dell’ippocastano sono bianchi, punteggiati di giallo e rosso, raccolti in vistosi grappoli. Il frutto è una capsula verde spinosa che si apre in 3 valve contenente 1‑2 grossi semi marroni.

L’ippocastano è noto anche con il nome di “Castagna dei cavalli”, definizione derivata probabilmente dal fatto che i turchi usavano curare l’asma dei cavalli somministrando agli animali  i semi della pianta. Nella tradizione italiana si crede invece che per combattere i raffreddori bisogna conservare in tasca due semi di ippocastano.

Dell’ippocastano si usano la corteccia dei rami, le foglie e i semi, che sono molto simili alle castagne, ma più grandi e che, raccolti maturi in autunno, vengono pelati e fatti essiccare al sole.

L’ippocastano è ricco di tannini, saponine e glucosidi.

E’ un vasocostrittore e un tonifico venoso che ha la proprietà di mantenere elastici i vasi sanguigni perciò il bagno preparato con la corteccia di ippocastano aiuta nel caso di problemi circolatori quali possono essere  varici, flebiti ed emorroidi.

Utile anche nei casi di congestione prostatica e per combattere le manifestazioni tipiche della menopausa.

Usi e dosi

  • Far bollire per 20 minuti 200 gr. di corteccia in 2 litri di acqua e lasciare riposare per un’ora; filtrare e aggiungere all’acqua del bagno, dove rimanere immersi per una ventina di minuti. Il bagno va ripetuto a ogni 5‑6 giorni.

Contro le varici, le emorroidi e i geloni si possono utilizzare le foglie per preparare un unguento specifico.

  • Unguento: mettere 2 cucchiai di foglie essiccate in 250 ml d’olio di oliva e far bollire a vapore per un’ora. Poi lasciare a riposare a macero per 4‑5 giorni, quindi filtrare e usare l’unguento per uso esterno spalmandolo sulla parte interessata.

  • Mescolare 50 gr. di farina di semi sbucciati con 30 gr. di farina di mandorle dolci e altrettanta farina d’avena; amalgamare bene il composto con olio di oliva, formando una pasta che serve a massaggiare le mani nei casi di pelle secca è avvizzita. Sciacquare poi con sola acqua tiepida.

  • Prendere una manciata di frutti, togliere la scorza, tagliarli a pezzetti e farli bollire per 10 minuti in 1 litro  d’acqua, filtrare e usare  il filtrato per lavare il viso nei casi di couperose.

Avvertenze: Non consumare la scorza e la corteccia dei frutti e dei semi, e nemmeno i frutti e i semi freschi, perché tossici.

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