Equiseto

L’Equiseto, anche noto come “coda cavallina” è una pianta a carattere talvolta infestante abbastanza comune nell’Italia Settentrionale che troviamo soprattutto nei fossati, nelle scarpate e nei luoghi incolti.

In fitoterapia si utilizzano i fusti sterili, dopo averli essiccati.

I principali costituenti dell’equiseto sono un principio amaro, l’acido silicico, saponine e glucosidi. Ha qualità diuretiche e il decotto viene per questo utilizzato per combattere i calcoli renali, nella cistite, nella renella e nei dolori delle articolazioni. Tra i suoi principali costituenti anche l’equisetonina che favorisce il benessere del tessuto connettivo. L’Equiseto svolge un’azione sull’elasticità dei tendini e delle pareti vasali ed è utile nei casi di fragilità ossea.

Usi e dosi

  • Decotto: far bollire una manciata di equiseto in 1 litro di acqua per 6‑7 minuti; bere 2 tazze al giorno lontano dai pasti.

L’equiseto è utile anche nei disturbi epatici, negli edemi, nelle emottisi mentre le sue proprietà astringenti ne fanno un valido cicatrizzante per curare piaghe e ferite. Il  succo ottenuto per spremitura dei fusti appena colti ed usato fresco ha un’azione emostatica.

Altro utilizzo sempre per combattere i disturbi renali è il semicupio.

  • Semicupio: fare macerare 150 gr. di coda cavallina in un paio di litri d’acqua  per mezza giornata. Poi far bollire per qualche minuto, filtrare aggiungere nell’acqua della vasca da bagno dove bisogna rimanere immersi fino reni per una mezz’ora.

  • Contro l’eccessiva traspirazione dei piedi si utilizza il macerato di coda cavallina. Si prepara lasciando riposare per 20 giorni 500 gr di equiseto in 500 ml. di alcool, mescolando di tanto in tanto. Trascorso questo periodo si spreme  il vegetale. La tintura ottenuta può essere utilizzata alla sera per detergere la pianta dei piedi dopo un pediluvio caldo.

  • Polvere: un cucchiaio di pianta in polvere, impastata con il miele, 3 volte al giorno, serve come rimineralizzante, ricalcificante delle ossa, nell’anemia da insufficienza midollare, nelle emorragie in genere, nell’idropisia e oliguria.

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